Da Buenos Aires l’eco della voce che smaschera i lupi

di Gianfranco Amato

Quanto stia a cuore a Papa Francesco il valore della vita appare evidente anche dalle parole di una splendida omelia pronunciata il 7 ottobre 2005 come arcivescovo di Buenos Aires per la festa patronale in una parrocchia del quartiere Vélez Sársfield dedicata a san Raimondo Nonnato, santo aragonese del XI secolo, protettore delle donne incinte. Bergoglio disse senza mezzi termini che «il cristiano non può assolutamente permettersi il lusso di essere un salame, uno stupido, non può concedersi questo lusso perché porta un chiaro messaggio di vita, che non gli consente, appunto, di agire da tonto ». Per questo «Gesù dice ai suoi di essere astuti, di quell’astuzia che consiste nel saper distinguere i lupi dalle pecore», di modo che «quando in questo carnevale della vita un lupo si traveste da pecora il cristiano deve essere in grado di saperlo smascherare».

Bergoglio si scagliò, poi, contro l’odierna cultura della morte che predica un concezione utilitaristica della vita, per la quale «l’esistenza umana interessa solo nella misura in cui sia sfruttabile o possa apparire utile». Questa cultura della morte ha introdotto nel livello esistenziale «la logica dello scarto» nei confronti di nascituri, disabili e anziani, in una prospettiva di «assoluto egoismo», lo stesso che «fece dire a Caino: "Sono forse io il custode di mio fratello?". Quando il seme che è vita cade in mezzo ai rovi, le spine lo soffocano: sono le spine dell’egoismo, delle passioni, dell’avidità. La vita significa donare e donarsi, e implica sacrificio».
Bergoglio mise poi in guardia i cristiani dai rischi e dalle difficoltà che derivano dalla decisione di porsi al servizio della vita: «La difesa della vita è un cammino pieno di lupi, a causa dei quali si può anche finire trascinati nei tribunali o persino ammazzati.
Pensiamo ai martiri cristiani. Essi venivano uccisi perché predicavano il Vangelo della vita, quel Vangelo che Gesù ci ha consegnato. Ed è proprio da Lui che noi traiamo la forza». Alla fine il futuro Papa impartì una particolare benedizione ai «messaggeri della vita», i volontari che avrebbero portato nelle case l’immagine di san Raimondo e il suo annuncio di amore per la vita: «Quindi, avanti! – concluse –. Non scoraggiamoci, non facciamoci intimidire ma amiamo e difendiamo la vita, perché ne vale davvero pena!».
Con un simile pastore i cattolici che si battono per la vita possono essere certi di non dover temere alcun lupo.

Fonte: Avvenire del 28 marzo 2013

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