IMOLA (BO) - LEGGE CONTRO L'OMOFOBIA MINA LA LIBERTÀ DI PAROLA

I giuristi per la vita: "La famiglia è un'unione stabile tra un uomo e una donna fondata sul matrimonio". L'associazione propone un incontro di approfondimento con Gianfranco Amato, avvocato e autore di un'articolata produzione sul tema

 

Ci alzeremo in piedi ogni volta che la vita umana è minacciata
Beato Giovanni Paolo II,
Omelia a Washington
Capitol Mall, 7 ottobre 1979

 

Questo è il motto dell’associazione Giuristi per la vita che si presenta ad Imola, pubblicamente, proponendo un convegno aperto a tutti sul tema la legge contro l’omofobia, che cos’è, che cosa c’è in gioco.
L’incontro si svolgerà al seminario diocesano il giorno mercoledì 22 gennaio alle 21 ed è promosso dall’associazione, con il patrocinio della Diocesi di Imola ed il supporto collaborativo di numerose altre realtà associative imolesi e lughesi: Consulta per l’apostolato dei laici, Scienza e vita, Forum delle associazioni familiari, Movimento per la vita di Lugo e circolo Newman di Lugo.
Interverrà il presidente nazionale dei Giuristi per la vita recente autore del libro Omofobia o eterofobia, avvocato Gianfranco Amato.
Ma perché il tema urge? Perché nei prossimi giorni, potrebbe ricominciare la discussione parlamentare della proposta di legge che vuole punire qualunque atto o dichiarazione espressa, idonea a ledere, o discriminare persone omosessuali o eterosessuali. Nulla di male, verrebbe da dire. Nuovi diritti, nuove garanzie. Ma è davvero così?
Da anni il legislatore sta cercando di introdurre una legge siffatta e mai vi è riuscito. Questa volta invece, il percorso appare molto accelerato verso l’obiettivo.
Il progetto di legge è uscito (quasi) indenne dalla Camera dei deputati e si appresta alla discussione al Senato della Repubblica dopo di che, se passa, sarà legge.
A poco varranno le decine e decine di emendamenti e pregiudiziali costituzionali (alcune predisposte dagli stessi Giuristi per la vita) che alcuni senatori opporranno al testo, se non a guadagnare un po’ di tempo.

Molte persone, ed anche i parlamentari stessi, nemmeno hanno intuito lontanamente quali scopi sottende tale pericoloso testo di legge.
Un paio di esempi varranno a meglio chiarire la portata della questione.
Se il sottoscritto, all’incontro prossimo in seminario, affermasse che «la famiglia è un’unione stabile tra un uomo e una donna fondata sul matrimonio e va tutelata in quanto tale, mentre le unioni omosessuali non assurgono a un bene giuridico da tutelare a livello pubblicistico, ma semmai privato, con il riconoscimento di taluni diritti, non certo quello all’adozione» direi un qualcosa di condivisibile da molti e da altri non condiviso, ma sarebbe un mio libero pensiero espresso.
Del pari, se dicessi che «le relazioni omosessuali sono gravi depravazioni, che gli atti di omosessualità sono intrinsecamente disordinati, nonché contrari alla legge naturale in quanto precludono all’atto sessuale il dono della vita ed infine non sono il frutto di una vera complementarità affettiva e sessuale non potendo con ciò, in nessun caso, essere approvati» non farei altro che citare espressamente l’art. 2357 del Catechismo della Chiesa cattolica, liberissimo chi mi ascolta, di condividere o meno.
Il punto qual è: se la legge contro l’omofobia entrasse in vigore, tali affermazioni rischierebbero di essere tacciate come omofobe ed io di essere perseguito penalmente.
Laddove un sacerdote nell’ambito del suo ministero affermasse quanto sopra dall’altare, magari nel corso di un omelia, non solo rischierebbe di trovarsi in prima pagina su tutti i giornali e di essere tacciato come omofobo, subire volantinaggi davanti alla propria chiesa ed essere oggetto di mille strumentalizzazioni, ma davvero il suo nome, potrebbe rischiare di finire iscritto nel registro delle notizie di reato di un qualche pubblico ministero zelante.
Ma ancora, con quali parole, io genitore singolarmente o con altri, potrei riaffermare con forza il concetto di «famiglia unione uomo - donna» ed oppormi a che, nelle scuole dei miei figli, vengano introdotti i nuovi «standard educativi sulla cultura del genere» (come già accaduto a Venezia), secondo quanto previsto nel decreto scuola e come appare descritto nel sito istituzionale del Miur.
Questi sono solo alcuni degli esempi e delle ricadute pratiche di una legge siffatta, che appare innocua e utile a riconoscere "nuovi diritti". Come "nuovi diritti" erano il divorzio e l’aborto, molti anni fa.
Negli anni settanta, venivano minate la vita umana e la famiglia. Oggi viene minata la libertà d’espressione.
Questo, per aprire la pista alle unioni civili, alle adozioni da parte degli omosessuali, agli uteri in affitto, al cambiamento di sesso per i bambini diversamente orientati (casi noti, a livello internazionale). Tutti, assolutamente, "nuovi diritti"… e guai a chi fiata!

Filippo Martini

 

Pubblicato in: http://www.nuovodiario.com/chiesa.cfm?wid=10314

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