CARO LUPI, DIFENDI L'INDIFENDIBILE

di Gianfranco Amato

Caro direttore,

vorrei intervenire dopo aver letto la lettera inviata dall'ex ministro Maurizio Lupi al direttore de Il Sussidiario e diretta contro «alcuni leader del Family Day».

Oscilla tra il patetico e l’irritante il tentativo di Lupi di difendere l’indifendibile. Ovvero il plateale tradimento dei suoi colleghi senatori sul maxiemendamento governativo che ha di fatto sostituito il ddl Cirinnà. Non sappiamo quali siano i reconditi motivi per cui Lupi – che, non essendo senatore, non ha materialmente partecipato al tradimento – abbia avvertito l’esigenza di cimentarsi in questa spericolata gincana.

Pronti a scommettere con lui una cena su quanto tempo passerà prima che saranno introdotti adozione gay e matrimonio egualitario. Una volta caduta la linea Maginot del riconoscimento legale delle unioni civili omosex, il resto è inevitabile. Irlanda docet! 

Ciò che irrita maggiormente, però, è che per giustificare l’imperdonabile fellonia dei colleghi senatori, Lupi abbia avuto il cattivo gusto di tirare in ballo proprio Joseph Ratzinger. Se, infatti, anziché citarlo a sproposito, lo avesse letto attentamente, avrebbe evitato un’omerica gaffe.

Senza divagare sui massimi sistemi, e restando ancorati proprio alla “realtà” di cui parla l’ex ministro, il nostro indimenticato Joseph Ratzinger ha redatto e sottoscritto in data 2 giugno 2003, nella sua qualità di Prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede, un documento intitolato “Considerazioni circa i progetti di riconoscimento legale delle unioni tra persone omosessuali”. Sì un documento proprio sul tema specifico delle unioni civili same-sex.

Se Lupi avesse letto attentamente quel che davvero pensa Ratzinger in quel documento, avrebbe scoperto che esso contiene un quarto capitolo intitolato “Comportamento dei politici cattolici nei confronti di legislazioni favorevoli alle unioni omosessuali”, il cui punto 10 merita di essere testualmente ricordato:


«Se tutti i fedeli sono tenuti ad opporsi al riconoscimento legale delle unioni omosessuali, i politici cattolici lo sono in particolare, nella linea della responsabilità che è loro propria. In presenza di progetti di legge favorevoli alle unioni omosessuali, sono da tener presenti le seguenti indicazioni etiche.
Nel caso in cui si proponga per la prima volta all'Assemblea legislativa un progetto di legge favorevole al riconoscimento legale delle unioni omosessuali, il parlamentare cattolico ha il dovere morale di esprimere chiaramente e pubblicamente il suo disaccordo e votare contro il progetto di legge. Concedere il suffragio del proprio voto ad un testo legislativo così nocivo per il bene comune della società è un atto gravemente immorale.
Nel caso in cui il parlamentare cattolico si trovi in presenza di una legge favorevole alle unioni omosessuali già in vigore,
egli deve opporsi nei modi a lui possibili e rendere nota la sua opposizione: si tratta di un doveroso atto di testimonianza della verità. Se non fosse possibile abrogare completamente una legge di questo genere, egli, richiamandosi alle indicazioni espresse nell'Enciclica Evangelium vitae, “potrebbe lecitamente offrire il proprio sostegno a proposte mirate a limitare i danni di una tale legge e a diminuirne gli effetti negativi sul piano della cultura e della moralità pubblica”, a condizione che sia “chiara e a tutti nota” la sua “personale assoluta opposizione” a leggi siffatte e che sia evitato il pericolo di scandalo.
Ciò non significa che in questa materia una legge più restrittiva possa essere considerata come una legge giusta o almeno accettabile; bensì si tratta piuttosto del tentativo legittimo e doveroso di procedere all'abrogazione almeno parziale di una legge ingiusta quando l'abrogazione totale non è possibile per il momento».

Il nostro caro ex ministro, quindi, non può invocare l’esimente del terzo comma del punto 10, sulla necessità di ricorrere al male minore, senza tener conto del grave ammonimento contenuto nel precedente secondo comma.

Prima della loro proditoria pugnalata alle spalle, i senatori “cattolici” non si trovavano di fronte ad una «legge favorevole alle unioni civili già in vigore», ma ad una provvedimento che si proponeva «per la prima volta all’Assemblea». Non è una differenza da poco, se si considerano le conseguenze di ordine etico prospettate da Ratzinger (voto favorevole = atto gravemente immorale). 

P.S. Lupi nella lettera si lamenta di “alcuni” leader del Family Day che gridano allo scandalo. Rassicuro l’ex ministro che a gridare sono tutti i leader, nessuno escluso. Si prega di non seminare inutile zizzania. Grazie.

 

Pubblicato su La Nuova Bussola Quotidiana del 29 febbraio 2016

 

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