Sabato torna la tradizionale Marcia per la vita che quest'anno ricorderà il funesto anniversario dell'approvazione della legge sull'aborto che ha causato in Italia già sei milioni di aborti. Un pensiero ad Alfie e uno all'eugenetica dei tempi moderni che prosegue sempre nuove forme di infanticidio. Intervista alla portavoce Coda Nunziante.
intervista a cura di Valerio Pece
La tradizionale adorazione eucaristica si terrà invece la sera della vigilia presso la chiesa di Santa Maria in Campitelli, e oltre al card. Burke vedrà la presenza del card. Brandmüller. A conferma, infine, di come il mondo prolife sia in fibrillazione e di come molti equilibri ecclesiali si vadano modificando, la Marcia sarà seguita da un altro convegno, promosso dal professor Josef Seifert e dalla sua neonata “Accademia Giovanni Paolo II per la vita umana e la famiglia” (“John Paul II Academy for Human Life and the Family”), che comprende diversi membri non riconfermati della Pontificia Accademia per la vita presieduta da mons. Vincenzo Paglia.
Per inquadrare l’VIII edizione della Marcia nazionale per la Vita abbiamo incontrato Virginia Coda Nunziante, storica e appassionata portavoce della Marcia fin dal suo primo svolgimento.
Comunicato stampa: "L'Imperatore ha soppresso Alfie, ma ora tutti sanno che l'Imperatore è nudo"
Comunicato stampa
’Imperatore ha soppresso il piccolo Alfie Evans. Ma non è servito a nulla. Quel bambino ha gridato al mondo – proprio come nella celebre fiaba di Andersen – che l’Imperatore è nudo. E ora tutto il mondo se ne è accorto. Le finte ricche vesti della menzogna non possono più coprire le vergogne del Potere. Settant’anni fa nella Germania nazista la stessa sorte è toccata ad un altro bimbo di ventiquattro mesi: il caso del “piccolo Knauer”. Allora fu la Universitäts-Kinderklinik Leipzig (Clinica universitaria pediatrica di Lipsia) ad “addormentare per sempre” quell’infante disabile, su ordine del Führer. Oggi è stato l’Alder Hey Children’s Hospital di Liverpool ad “addormentare per sempre” il piccolo Alfie, su ordine di un giudice. Settant’anni fa la motivazione fu quella della “Gnaden Tod”, la morte per pietà, quasi un atto di amorevole compassione nei confronti del “piccolo Knauer”. Oggi la motivazione è quella dell’interesse dello stesso “piccolo Alfie”. Anzi del suo “best interest”. La situazione in settant’anni non è cambiata, se non in peggio. E la storia, purtroppo, non sembra insegnare nulla.
Quelle due piccole vite sono state accumunate da un unico destino: essere entrambe definite “Lebensunwertes Leben” o “Life unworthy of life”, cioè vite non degne di essere vissute.
Alfie Evans: edizione speciale di "Liberamente"
Alfie Evans: edizione speciale di "Liberamente" del 26 aprile 2018, condotta dall'Avv. Gianfranco Amato, Presidente Nazionale dei Giuristi per la Vita.
Al telefono l'Avv. Monica Boccardi che - unitamente agli avvocati Filippo Martini, Mariastella Paiar, Claudio Corradi - fa parte del team dei Giuristi per la Vita che assiste i genitori del piccolo Alfie.
Alfie Evans: l'avv. Filippo Martini al TG3 Emilia - Romagna
TG 3 Emilia Romagna - 26 aprile 2018: Estratto dell'edizione delle ore 19:30, con intervista all'Avv. Filippo Martini, del team dei Giuristi per la Vita che sta seguendo il caso del piccolo Alfie Evans.
Alfie Evans - L'Avv. Monica Boccardi (GpV) a "La vita in diretta"
Estratto della puntata del 26 aprile 2018 de "La vita in diretta" (RAI 1), con la partecipazione dell'Avv. Monica Boccardi, del team dei Giuristi per la Vita che sta seguendo il caso del piccolo Alfie Evans.
Ricorso alla giustizia europea ed italiana nell’interesse dei genitori di Alfie Evans
Ricorso alla giustizia europea ed italiana nell’interesse
dei genitori di Alfie Evans
Nel pomeriggio del 25 aprile 2018, gli avvocati della nostra associazione in forza di mandato della famiglia Thomas Evans e Kate, nonché del piccolo Alfie, hanno depositato un ricorso urgente avanti al consolato italiano di Londra espletante funzioni di giudice tutelare e Tribunale dei Minori in forza degli artt. 33 e seguenti del d.lgs. 71 del 2011.
Con tale ricorso si richiede che il consolato in veste di giudice tutelare e per i minorenni voglia dare disposizioni urgenti per la tutela, il rimpatrio, l’assistenza e protezione verso il “nucleo familiare” di Alfie Evans cittadino italiano e dei suoi genitori Thomas e Kate.
Trattasi invero di “nucleo familiare debole” posto che in ragione dell’accanimento giudiziario instato a seguito dei ricorsi alla High Court inglese da parte dell’ospedale Alder Hey Children Hospital, si è scatenato un delirante percorso finalizzato a privare il piccolo, e la sua famiglia, di ogni forma di assistenza e cura. Tutto ciò rischia concretamente di compromettere la vita (ed anche la qualità della vita) del bambino e dei suoi familiari.
Quello che invero i giudici britannici ritenevano essere il “best interest” del piccolo Alfie, a seguito dell’attuazione dei protocolli di distacco dei supporti vitali, si è trasformato in un “worst interest” (peggiore interesse) posto che il bambino sta continuando a vivere senza detti supporti da circa 70 ore, attraversando terribili sofferenze fisiche. Ma nemmeno le ultime pronunce giudiziarie sembrano volerne tener conto, per questo si è deciso di presentare il ricorso suddetto.
Alfie Evans: Giornale Radio Rai - Intervista all'Avv. Filippo Martini
24/04/2018 - Edizione delle ore 13:00 del Giornale Radio Rai - Notizia di apertura sul caso Alfie Evans con intervista all'Avv. Filippo Martini - vice presidente dei Giuristi per la Vita
Alfie Evans: i Giuristi per la Vita impegnati a difendere il suo diritto a non essere ucciso
Estratto dalla puntata del 17 aprile 2018 di Liberamente - L'Avv. Gianfranco Amato, presidente dei Giuristi per la Vita, in diretta telefonica con l'Avv. Filippo Martini, segretario e vicepresidente dei GpV, che fa il punto punto sull'attività dei Giuristi per la Vita a sostegno del piccolo Alfie e dei suoi genitori.
Alfie Evans. «L’ospedale di Liverpool ha bluffato in modo plateale»
Intervista a Filippo Martini, avvocato che cura i rapporti tra la famiglia Evans e gli ospedali italiani, e che spiega i retroscena delle trattative per salvare il piccolo.
Si chiamano Filippo Martini, Claudio Corradi, Monica Boccardi e Maristella Paiar. Sono la squadra di avvocati scelti da Tom Evans e sua moglie Kate, genitori di Alfie, per curare i loro rapporti con gli ospedali italiani che si sono resi disponibili a coadiuvarli nella vicenda che vede coinvolto il figlio. Già dalla scorsa estate, infatti, gli Evans hanno affidato proprio a quei Giuristi per la Vita la procura a rappresentarli in Italia. Da un anno l’avvocato Martini lavora instancabilmente dietro le quinte per negoziare con dottori, avvocati, solicitor inglesi, facendo tutto il possibile per salvare Alfie. Tempi.it lo ha incontrato.
Avvocato, sappiamo che ieri per Alfie Evans è stata una giornata campale.
Ieri è stato un giorno decisivo nello sviluppo della vicenda, il giorno del pronunciamento del giudice ma anche il giorno del nostro “ultimatum” all’Alder Hey, l’ospedale di Liverpool che detiene Alfie e i suoi genitori. Ieri mattina ho scritto una mail alla direzione sanitaria dell’Ospedale di Liverpool, a tutti gli avvocati e ai medici del Bambin Gesù di Roma e dell’Istituto Besta di Milano, ricordando a tutti che venerdì 6 aprile avevo inviato due importantissime comunicazioni in nome e per conto dei genitori di Alfie Evans. Una, delle ore 12.46, con la quale comunicavo all’Alder Hey le specifiche disponibilità offerte da parte del Besta. Una seconda mail, delle ore 15.56, con la quale comunicavo le disponibilità offerte invece dal Bambin Gesù.
Alfie Evans, sentenza confermata: sarà ucciso
11 aprile 2018
Oggi l’Alta Corte ha confermato che ad Alfie saranno tolti i supporti vitali, ma per motivi legali non possono essere resi noti il giorno e l’ora in cui questo avverrà.
Quello che è successo per Charlie Gard a luglio, si ripete oggi: si sentenzia sul valore della vita, tanto che dei giudici si esprimono dichiarando la vita di una persona “futile” (sic! Giudice Hayden: «But I came to the conclusion at the end of that hearing that Alfie’s brain had been so corrupted by mitochondrial disease that his life was futile»); i genitorivengono privati del diritto di decidere sulla vita di loro figlio; un bambino viene ucciso per celare la malasanità… e lo chiamano progresso.
Noi tutto questo lo definiamo in maniera molto più chiara e netta: si tratta di una condanna a morte di un’innocente.
Il Comunicato Stampa dei Giuristi per la Vita su Alfie
I Giuristi per la Vita, su incarico dei genitori di Alfie Evans, avevano fatto pervenire la disponibilità di due ospedali (Istituto Besta e Bambin Gesù) per eseguire nuove valutazioni e (nel caso del Besta) indagini cliniche per una corretta diagnosi verso il piccolo Alfie, ferma la disponibilità di accogliere il paziente da parte del Bambin Gesù.
Le mail con le suddette disponibilità sono state inviate dal segretario dei Giuristi per la Vita il giorno 6 aprile, rispettivamente alle ore 12.46 e 15.56.
Il giorno stesso alle ore 17.44 uno dei legali dell’Alder Hey Hospital testualmente rispondeva: “I will take instructions and revert to you as soon as possible”. Ora, forse non si comprende il significato di “as soon as possible”, fatto sta che a tutt’oggi alcun riscontro è pervenuto né ai Giuristi, né agli ospedali italiani.
A distanza di poche ore, si apprende che oggi è fissata udienza alle ore 12 ove si discuterà circa tempi e modi per il distacco della ventilazione di Alfie.
In poche parole l’Alder Hey ha:
– dapprima disatteso le speranze della famiglia, dopo che era intervenuto Steven Woolfe membro del parlamento europeo che aveva consentito di accendere un barlume di speranza;
– poi ignorato e disatteso, non rispondendo affatto nemmeno alla mail inviata stamane, anche con grave imbarazzo dal punto di vista deontologico, a specifiche richieste e disponibilità formulate da colleghi medici di primissimo livello, quali quelli dell’ospedale Bambino Gesù e dell’Istituto Besta di Milano che ben potrebbero mettere a disposizione le proprie specificità diagnostiche nel campo delle neuroscienze, per capire, almeno, i motivi (cioè la diagnosi certa) per cui il piccolo Alfie deve essere condannato a morire.
La domanda che sorge ora spontanea e che poniamo al mondo intero è questa: perché Alfie deve morire se non è in crisi fisica e/o respiratoria ? E perché così in fretta ? Si apprende ora che in un passaggio della decisione il giudice scrive: “i genitori e in particolare il signor Evans non sanno affrontare la realtà e continuano a sperare in una soluzione del tutto irrealistica …”. Ne deduciamo che sarebbero “irrealistici” anche il Besta di Milano e il Bambin Gesù di Roma che offrono una second consulting e una disponibilità ad accoglierlo in Italia. Oppure non è così?
Per l’ associazione Giuristi per la Vita
Segretario avv. Filippo Martini
ALFIE EVANS, DUE OSPEDALI SI FANNO AVANTI. MA DA LIVERPOOL NESSUN DIETROFRONT
Sia l’Istituto neurologico “Carlo Besta” di Milano sia l’Ospedale Bambino Gesù di Roma potrebbero accogliere il bambino inglese per il quale la giustizia inglese ha decretato il distacco della ventilazione. Ma l'Alder Hey di Liverpool non ne fa cenno e chiede all'Alta Corte una data per procedere
06 aprile 2018
ROMA – Sono l’Istituto neurologico “Carlo Besta” di Milano e l’Ospedale Bambino Gesù di Roma le due strutture sanitarie italiane disponibili ad accogliere Alfie Evans, il bambino di 23 mesi, di nazionalità britannica, ricoverato all’Alder Hey Hospital di Liverpool e per il quale i giudici, su richiesta dei medici, hanno autorizzato la sospensione della ventilazione assistita che contribuisce a mantenerlo in vita.
La disponibilità del “Carlo Besta” è stata resa nota da Filippo Martini, vicepresidente di “Giuristi per la vita”, associazione composta da avvocati e studiosi di diritto che si prefigge di promuovere, difendere e tutelare il diritto alla vita di ogni essere umano dal concepimento alla morte naturale: “Abbiamo appena inoltrato alla direzione dell'Alder Hey Hospital e ai loro legali, la manifestazione di disponibilità da parte dell'Istituto neurologico "Carlo Besta" di Milano per una "second opinion" nell'interesse del piccolo Alfie”, ha scritto in un post su Facebook rispondendo ad una sollecitazione arrivata da Liverpool dallo stesso Thomas Evans, papà di Alfie, che da lungo tempo ha stretto raccordi con alcune delle realtà italiane più attive in questo campo. “Caro Tom Evans – scrive Martini rispondendo alla richiesta di ‘fare qualcosa’- certo che stiamo facendo tutto il possibile. Attendiamo e speriamo in un riscontro. Tra poche ore – aggiunge Martini - dovrebbe pervenirci anche la disponibilità analoga da parte del Bambin Gesù di Roma”.
DOMENICA 25 MARZO 2018: GIANFRANCO AMATO A "NON E' L'ARENA" SU LA 7

Ecco come ti smonto la legge eutanasica. Monica Boccardi ci spiega perché le DAT sono pericolose
Trascrizione dell'intervista rilasciata dall'Avv. Monica Boccardi al Web Magazine Rimini 2.0 l'11 gennaio 2018. Il testo originale al link https://www.riminiduepuntozero.it/ecco-come-ti-smonto-la-legge-eutanasica-monica-boccardi-ci-spiega-perche-le-dat-sono-pericolose/
di Redazione
Monica Boccardi, avvocato dei Giuristi per la Vita, ci ha illustrato i pericoli della legge sulle Disposizioni anticipate di trattamento che legalizzano la morte per fame e per sete: eutanasia passiva. Un approfondimento da leggere senza pregiudizi.
Il Partito Democratico, nel rush finale di questa legislatura, dopo aver portato a casa le leggi anti-cattoliche sul divorzio breve e sul simil-matrimonio gay (unioni civili), ha approvato le DAT (Disposizioni anticipate di trattamento). Un nome che inganna, perché di fatto in Parlamento, anche se qualcuno cerca invano di negare, hanno spalancato le porte all’eutanasia passiva: in poche parole la morte per fame e per sete, dato che per la legge si possono interrompere l’idratazione e l’alimentazione artificiale che sono sostegni vitali. Abbiamo intervistato Monica Boccardi, avvocato di Rimini dei Giuristi per la Vita per scoprire i pericoli nascosti in questa nuova legge.
Monica, sembrerà scontato, ma in tantissimi non conoscono il tema che stiamo trattando. Innanzitutto qual è la differenza tra accanimento terapeutico ed eutanasia?
Non sono una bioeticista, né un medico ma un semplice avvocato, quindi posso rispondere basandomi solo sulle mie conoscenze legali, sul buon senso e su ciò che ritengo essere la guida per ciascun cattolico che voglia rimanere tale, il Catechismo della Chiesa cattolica. Perciò la definizione che sto per dare non è universale, ma è frutto della mia personale elaborazione. Anche perché, se ci basiamo sullo stato attuale della bioetica, possiamo dire tutto e il contrario di tutto.
NON TOCCATE IL COTTOLENGO (ED I SUOI OSPITI) !!
NON TOCCATE IL COTTOLENGO (ED I SUOI OSPITI) !!
“Guai a chi osa toccare il Cottolengo ed i suoi ospiti” è il grido che si leva dai “Giuristi per la Vita” in difesa dell’omonima Piccola Casa della Divina Provvidenza, il cui Superiore Generale, don Carmine Arice, ha recentemente ribadito eroicamente finalità e spirito di servizio alla vita.
Eroicamente, perché, in un siffatto clima culturale e legislativo, che vede questa nobile e centenaria struttura vittima e bersaglio speciale dell’indifferenza e disumanità d’un parlamento con la “p” minuscola, ci vuole una bella dose di testosterone per evitare che il Cottolengo passi per essere la struttura che, più di qualsiasi altra, dovrebbe, nella bieca logica parlamentare, offrire, divenire, prestarsi ed adoperarsi senza risparmio nell’applicare ai suoi ospiti la nuova ignominiosa legge acronisticamente denominata “DAT”.
I Giuristi per la Vita, cosi come nel caso del piccolo Alfie Evans (tuttora in lotta furibonda per sottrarsi ad un sistema sanitario inglese, che lo vorrebbe morto), offrono sin d’ora gratuitamente tutta la propria professionalità legale nel difendere l’istituto, fondato da San Giuseppe Agostino Benedetto Cottolengo, ed i suoi ospiti da chiunque s’apprestasse o intendesse mai mettervi le mani.
Vita e dignità dell’uomo vanno ben oltre e sono tutt’altra cosa rispetto a quella pochezza valoriale attribuita loro da senatori e deputati che, con questa ultima “prestazione” hanno definitivamente fugato ogni dubbio sulla assoluta incapacità di occuparsi dei problemi veri del nostro paese: denatalità; occupazione; immigrazione; sicurezza. Tutto serviva, tranne una ideologica legge finalizzata a scoraggiare ogni speranza.
I Giuristi per la Vita sono e rimarranno sempre a servizio diretto ed indiretto della vita del cittadino più debole ed indifeso, specialmente quando, come in questo caso, potere e cinismo fanno breccia nelle istituzioni e nei “cuori” di chi le rappresenta, malamente.
Il Consiglio Direttivo Nazionale
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“SIGNOR PRESIDENTE, NON PROMULGHI QUESTA LEGGE”
“SIGNOR PRESIDENTE, NON PROMULGHI QUESTA LEGGE”
Al Presidente della Repubblica
Sergio Mattarella
Ci rivolgiamo a Lei, rappresentante dell'unità nazionale e garante del rispetto della Costituzione su cui si fonda la Repubblica Italiana, chiedendoLe di non promulgare la legge contenente "Norme in materia di consenso informato e di disposizioni anticipate di trattamento", definitivamente approvata pochi giorni orsono dal Senato della Repubblica.
Si tratta di disegno di legge ispirato ad una visione individualistica dei diritti, in contrasto con il dettato dell'art.2 della Costituzione, che richiede l'adempimento dei doveri inderogabili di solidarietà in e verso tutti i cittadini.
Consapevoli dei limiti del Suo controllo in questa fase, ma anche della natura non formale di esso, Le evidenziamo le norme che, con ogni evidenza, contrastano con il dettato costituzionale:
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L'art.1, comma 5 del progetto, nel permettere ad ogni persona di rifiutare qualsiasi trattamento sanitario, anche se necessario alla propria sopravvivenza, per qualsiasi motivo o anche senza motivo, viola l'art.32, comma 1, della Costituzione, che tutela la salute, non solo come fondamentale diritto dell'individuo, ma anche come interesse della collettività.
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La stessa norma, nel permettere che nei confronti delle persone siano interrotte la nutrizione e l'idratazione artificiale, sostegni vitali indispensabili per la vita di ogni uomo, viola lo stesso articolo 32 della Costituzione, nonché il diritto alla vita, riconosciuto come diritto fondamentale ai sensi dell'art.2 della Costituzione.
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Analogamente, l'art.2 commi 2 e 3, nel prevedere l'uccisione attiva di un paziente, mediante sedazione palliativa profonda, costituisce evidente violazione del principio dell'indisponibilità della vita umana, garantita dall'art.2 della Costituzione.
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L'art.2, comma 2, inoltre, attribuisce al medico il potere di negare cure e trattamenti nei confronti di pazienti gravi sulla base di criteri generici ("prognosi infausta a breve termine", "ostinazione irragionevole", "trattamenti inutili e sproporzionati"), così rischiando di legittimare condotte di abbandono terapeutico nei confronti di persone che, anche se inguaribili, possono e devono essere curate.
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L'art.3 del progetto di legge, nell'attribuire ai genitori dei minori e ai legali rappresentanti di persone incapaci o sottoposte ad amministrazione di sostegno il potere di rifiutare ogni trattamento sanitario anche se necessario alla sopravvivenza del minore o dell'assistito, nonché la nutrizione od idratazione, e permettendo al medico di ottemperare al rifiuto, viola gravemente il diritto alla vita e alla salute delle persone deboli garantito dagli artt.2 e 32 della Costituzione, ed apre le porte all'eutanasia dei disabili fisici e psichici.
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La mancata previsione dell'obiezione di coscienza per i medici e l'obbligo, sancito dall'art.2, comma 1, del progetto, del loro coinvolgimento in pratiche che portano alla soppressione del paziente, viola l'obbligo, costituzionalmente imposto dall'art.2 della Costituzione - come affermò la Corte Costituzionale con la sentenza n.467 del 1991 - di riconoscere l'obiezione di coscienza per permettere ad ogni uomo di rispondere all'imperativo: "non uccidere".
Il rispetto della libertà di coscienza e di religione è uno dei fondamenti di una società democratica: per questo è altrettanto grave che l'istituto non venga previsto per tutti i soggetti che rischiano di essere coinvolti in operazioni di soppressione della vita umana - primi fra tutti, insieme ai medici, gli infermieri - e che anche i responsabili delle strutture sanitarie private siano obbligati, ai sensi dell'art.1, comma 9, del progetto, a fornire il "servizio" di soppressione della vita umana.
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Infine, la previsione della natura vincolante delle disposizioni anticipate di trattamento (art.4 del progetto) è contraria ad ogni ragionevolezza e permetterà la soppressione di persone malate in stato di incoscienza sulla base di previsioni generiche e inconsapevoli formulate molti anni prima.
Questo disegno di legge non migliorerà la salute dei cittadini, ma, con una visione del rapporto medico – paziente di natura esclusivamente contrattuale e con la garanzia di impunità per i medici disponibili a pratiche eutanasiche (articolo 1, comma 6, del progetto), aprirà la porta all'eutanasia delle persone più deboli, fragili o non informate; l'esperienza di altri Paesi dimostra che l'eutanasia si trasforma in pratica medica normale, contro cui non vi è più difesa.
Presidente, Le chiediamo ancora: non promulghi questa legge !
Il Consiglio direttivo Nazionale “Giuristi per la Vita”
Avv. Gianfranco Amato
Avv. Filippo Martini
Avv. Claudio Corradi
Avv. Gian Paolo Babini
Avv. Maristella Paiar
Avv. Giorgio Sacco
QUESTA LETTERA È PUBBLICA ED APERTA A CHIUNQUE VOGLIA SOTTOSCRIVERLA PRIVATAMENTE O TRAMITE ASSOCIAZIONI SCRIVENDOCI A: Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. E' necessario abilitare JavaScript per vederlo.
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DOTT.SSA DE MARI: LA BATTAGLIA CONTINUA
La Procura della Repubblica di Torino aveva correttamente disposto per l’archiviazione del procedimento aperto nei confronti della Dott.ssa De Mari, ritenendo infondate tutte le accuse sollevatele; ma il Giudice delle Indagini Preliminari ha, invece, dato più ascolto alle opposizioni dei Comune di Torino e Torino Pride, optando, quindi, a che ogni decisione in merito venga assunta al termine d’un processo.
Continua e continuerà inalterata, ed anzi ancor più convinta, la nostra battaglia per la verità in difesa della pluri-specializzata Dott.ssa Silvana De Mari, poggiata su un dato scientifico inoppugnabile: lo stile di vita dei MSM (acronimo per maschi che fanno sesso con altri maschi) è, in assoluto, gravato dal più alto tasso di malattie sessualmente trasmissibili e di malattie proctologiche, che non quello del resto della popolazione. Questo dato scientifico (e non opinione), verificato direttamente e personalmente dalla Dott.ssa De Mari nel corso della sua amplia carriera medico-specialistica, è suffragato ed è stato convalidato anche da innumerevoli studi, una parte dei quali trovasi riassunta nel link che segue: http://www.giuristiperlavita.org/images/PDF/Altro_2017/Malattie%20sessualmente%20trasmissibili%20MSM
Dalle suddette inconfutabili evidenze scientifiche, la Dott.ssa De Mari ne deduce i seguenti corollari:
- uno stile di vita che causa una maggiore morbilità ed una maggiore mortalità non può essere considerato variante normale della sessualità;
- uno stile di vita ontologicamente sterile, che, cioè, per sua natura non può generare la vita (cosa che può, invece, scaturire solamente dall’incontro del gamete maschile con quello femminile), non si può sostenere abbia pari valore dello stile di vita potenzialmente generativo: diversamente, alla vita non si riconoscerebbe alcuna valenza, anzi l’indifferenza e forse addirittura una problematica da cui rifuggire;
- uno stile di vita che causa maggiore morbilità e mortalità non può essere genetico o costituzionale, in quanto sarebbe contrario alla regola biologica, per la quale ogni essere tende alla sopravvivenza ed alla riproduzione; in effetti, in una coppia di gemelli omozigote, l’eventuale stile di vita MSM sviluppato da uno dei due, non è che lo sia o lo debba essere anche per l’altro;
APPLAUSI A MORTO
CVD: come volevasi dimostrare. Possiamo usare la celebre polirematica che usualmente si appone al termine di un teorema definitivamente dimostrato, anche per la recente approvazione parlamentare del cosiddetto “testamento biologico”.
Il 14 dicembre 2017 al Senato della repubblica italiana la rivoluzione antropologica radical-chic ha registrato l’ennesima vittoria sdoganando di fatto l’eutanasia. Un’altra tacca sul calcio della micidiale Colt con cui i gunfighter pannelliani da quarant’anni centrano ogni bersaglio.
Mi ha fatto davvero impressione la ripresa televisiva dell’applauso finale con cui i senatori hanno salutato l’esito della votazione: 180 favorevoli, 71 contrari e 6 astensioni. Un applauso senz’anima e senza gioia. Un lugubre e macabro battito di mani scandito col ritmo di una campana a morto.
Ancora più impressionante è stata, però, la ripetuta inquadratura di una spettatrice d’onore tra i palchi del pubblico: Emma Bonino. E’ proprio lei, infatti, la madrina riconosciuta ed indiscussa di questa legge. Tanto da meritare più volte l’attenzione dell’operatore televisivo. Chiedo scusa ma non riesco ad essere così “misericordioso” da considerare Emma Bonino «tra i grandi dell’Italia di oggi». Ciò che penso di quella donna l’ho scritto nella mia prefazione al libro di Danilo Quinto intitolato “Emma Bonino. Dall’aborto al Quirinale?”. Preferisco essere poco misericordioso piuttosto che ipocrita, e non intendo associare la mia voce al coro di quei cattolici che considerano la Lady radicale un’icona al punto da cederle i pulpiti delle chiese per i suoi sermoni laici.